I Bambini

Guide Utili sui Bambini

Quinto Mese del Neonato – Cosa Bisogna Sapere

Durante il quinto mese il neonato attraversa delle tappe fondamentali, che lo proiettano verso l’esterno della casa e lo immettono nella vita sociale. Risulta essere questo il periodo in cui, per esempio, si valuta se mandare il bambino all’asilo nido, luogo molto importante di crescita, che lo aiuta a socializzare con le maestre e con i bambini della sua età, lo sprona a parlare e a essere più estroverso.

Come Cresce

A partire dal quinto mese, è possibile iniziare a capire il carattere del neonato osservando il suo comportamento.
In particolare, è necessario valutare lo sguardo, il sorriso, la capacità di adattarsi a situazioni nuove, la capacità affettiva e l’attività motoria.

In base a questi elementi è possibile individuare bambini che riescono a esprimere le loro emozioni senza eccessi e che riescono a adattarsi in modo semplice alle situazioni nuove.
Spesso questi neonati interagiscono con sorrisi e sguardi e si avvicinano senza problemi agli estranei.

Cosa sa fare il neonato

A cinque mesi il neonato riesce a stare seduto per più tempo.
Ha ancora bisogno di essere circondati da oggetti che lo sostengano, ma riesce a stare seduto da solo anche per qualche secondo.

In questo periodo il bambino inizia a che a rotolarsi, può quindi cambiare posizione da solo e bisogna fare attenzione a non lasciarlo da solo su superfici alte.

Il neonato riesce anche a passarsi un oggetto da una mano all’altro e la sua presa è più sicura. Per esempio, riesce a tenere da solo il contenitore da cui bene.
Inoltre prende gli oggetti e si diverte a lanciarli a terra. Se qualcuno lo raccoglie, il bambino tenterà di ripetere l’operazione.

Altri bambini tendono invece a giocare puù spesso da soli e sono più introversi.
Questi neonati solitamente hanno più difficolta con le situazioni e le persone nuove.

L’attaccamento ai genitori e l’importanza dell’asilo nido

Spesso i piccoli di cinque mesi, ancora molto coccolati dalla mamma e dal papà che li custodiscono con attenzione, non si sentono a loro agio tra le braccia di altre persone e non hanno voglia di fare versi o di esprimersi con la fisionomia del viso. Risulta essere questo il periodo adatto in cui i genitori devono impegnarsi a fare socializzare il bimbo, per evitare che anche nei mesi successivi pianga senza motivo ogni volta che un estraneo o un altro parente lo guardano o gli parlano. Le assenze dei genitori per alcune ore al giorno, in ogni caso, sono generalmente tollerate bene dai bambini, i quali riescono a abituarsi con facilità alla nuova situazione, sopratutto dopo avere maturato la consapevolezza che papà e mamma in un modo o nell’altro tornano la sera. Il rapporto con gli altri neonati è molto importante e consente al bambino di sviluppare le sue capacità fisiche e intellettive molto più velocemente rispetto a quando si trova da solo a casa, visto che tende a imitare i comportamenti dei coetanei.

Uno dei problemi maggiori legati all’asilo nido è rappresentato dal fatto che l’ingresso in una comunità apre la strada al rischio che il piccolo si ammali spesso, specialmente perché i bambini di questa età tendono a toccare tutto e a mettere gli oggetti che capitano loro tra le mani in bocca. Purtroppo ciò è inevitabile, ma è bene che ogni genitore, una volta accortosi del malanno del proprio figlio, decida di mantenerlo a casa, per la sua sicurezza e per quella degli altri piccoli.

Sopratutto nei momenti in cui il neonato sta male e non può partecipare alla vita ludica del nido, è necessario assumere una baby sitter o una tata, o meglio ancora portarlo dai nonni, familiari che già conosce e di cui facilmente si fida.

L’uso del passeggino e del box in casa

Intorno ai cinque mesi d’età, i genitori posso modificare l’utilizzo del passeggino, ponendo lo schienale leggermente inclinato verso il basso, in modo da impedire che il piccolo, il quale non è ancora in grado di assumere per più di qualche minuto la posizione seduta, si trovi involontariamente ripiegato su se stesso. Il passeggino è molto utile allo sviluppo del bambino, perché gli permette di guardarsi attorno e quindi di trascorrere più piacevolmente le ore di veglia.

Anche l’utilizzo del box è consigliato, una sorta di recinto costituito da materiali morbidi al contatto, che consente ai genitori di lasciare i bambini a giocare al suo interno in completa sicurezza e tranquillità. Dentro il box è possibile inserire i giochi preferiti del bambino, sonaglini, pupazzi, ma anche oggetti elettronici, acquistabili nei migliori negozi specializzati in infanzia, che permettono lo sviluppo al livello linguistico e culturale del piccolo, come i giochi che riguardano i versi degli animali, i colori, i numeri, e molti altri ancora.

Irritazioni di occhi e pelle

Nei neonati di cinque mesi spesso il condotto lacrimale risulta ancora non completamente sviluppato, e ciò può causare un ristagno di liquidi successivo alla lacrimazione o al bagnetto, che provoca l’arrossamento dell’occhio e addirittura la congiuntivite. Se questa situazione si presenta, è necessario chiedere un consulto al pediatra di fiducia, per valutare la possibile adozione di un collirio a base di antibiotico.

Un altro fenomeno molto diffuso tra i bambini di quest’età è l’arrossamento della pelle di alcune zone del corpo come le mani, l’incavo del ginocchio e del braccio, l’attaccatura del piede, la nuca. Queste parti appaiono di solito irritate, con la presenza di numerosi puntini, e tendono a squamarsi e a diventare sede di prurito. A differenza di ciò che si credeva un tempo, il disturbo non è quasi mai legato al tipo di latte artificiale ingerito dal bambino o all’introduzione di altri alimenti nuovi e mai mangiati come per esempio l’uovo, ma si tratta della vulnerabilità della pelle a contatto con tessuti come la lana o come il pannolino. I fattori che scatenano questo arrossamento sono molteplici e tra questi vi sono le prolungate permanenze in acqua o l’impiego di detergenti aggressivi per la pelle. Anche in questo caso è necessario contattare il medico, e utilizzare creme emollienti e idratanti dopo il bagnetto, che può essere fatto con normale frequenza, ma che deve durare poco.

Terzo Mese del Neonato – Cosa Bisogna Sapere

Il terzo mese è una scoperta per il bambino e per i genitori: è il periodo in cui il neonato inizia a interagire con mamma e papà, trasmettendo segnali più chiari, come versi o espressioni facciali che indicano stupore, felicità, divertimento o paura. Il suo udito e la sua vista stanno entrambi migliorando. I bambini di questa età girano la testa e sorridono mentre ascoltano le voci dei loro genitori, che ormai riconoscono alla perfezione. Amano ascoltare tutti i generi di musica e riescono a vedere i colori molto forti e ne sono affascinati.

Come Cresce

In questo mese il neonato dovrebbe avere preso 600 o 900 grammi di peso e essere cresciuto di 2,5 o 4 centimetri.
Il neonato di tre mesi mangia ogni tre o quattro ore e dorme circa quindi ore al giorno.
Di notte dovrebbe riuscire a fare sonni di cinque o sei euro consecutive.

Cosa sa fare il neonato

Come detto in precedenza, il neonato di tre mesi ha molte nuove capacità.
Il bambino cerca di prendere gli oggetti che ha davanti e batte la mano verso questi con forza.
Il neonato inizia a giocare con le mani mettendo le dita in bocca.

Il bambino inoltre scalcia molto e cerca di sollevarsi se viene messo a pancia in giù.

Il neonato inizia anche a imitare i suoni che sente, all’inizio si tratta di suono casuali, che poi saranno riprodotti in modo volontario

Compaiono anche i primi sorrisi quando gli si parla.
In particolare il neonato sorride alla mamma quando si occupa di lui, a differenza dei mesi precedenti, si tratta di un sorriso volontario.

Il sonno dei bambini di tre mesi

Il sistema nervoso del neonato di 90 giorni tende a maturare sempre di più e il suo piccolo stomaco a contenere più latte. Queste modifiche dovrebbero permettere al piccolo di dormire anche per sei o sette ore consecutive, è comunque frequente che durante la notte si svegli per iniziare a piangere, ma i bambini in questo periodo riescono già a  addormentarsi di nuovo da soli senza venire cullati da mamma o da papà.

L’igiene del bambino di tre mesi

L’igiene del bambino va ovviamente curata anche superati i tre mesi di vita. Risulta essere necessario tagliargli le unghie per evitare che queste catturino batteri e sporcizia o che il piccolo si graffi involontariamente, il momento giusto per effettuare il taglio è sicuramente quello successivo alla poppata, quando il bebè è stanco e si addormenta. Evitare, invece, di farlo quando è sveglio perché potrebbe spaventarsi o impedirvi di portare a termine la procedura. Anche le orecchie vanno curate particolarmente, lavate con saponi delicati e sopratutto asciugate bene fino a eliminare il più piccolo residuo d’acqua per non causare al bambino la comparsa della dolorosa otite.

L’eritema da pannolino nei bambini di tre mesi

Il bambino di 90 giorni tende a muoversi di più rispetto ai mesi precedenti e questo potrebbe causargli dei fastidiosi eritemi al livello inguinale o del sedere, i quali sono molto irritanti e dolorosi e lo portano inevitabilmente a piangere anche per ore. Se ci si accorge di questo problema, bisogna sostituire frequentemente i pannolini, lasciare la pelle irritata esposta all’aria e applicare delle creme idratanti e lenitive, come le pomate contenenti ossido di zinco circa due volte al giorno e dopo ogni bagnetto. Evitare assolutamente di utilizzare salviettine profumate che potrebbero peggiorare la situazione.

I rigurgiti frequenti nei bambini di tre mesi

Per quanto il bambino possa aver migliorato le sue abitudini con il tempo e si sia adattato al mondo esterno, ancora in lui potrebbero rimanere dei comportamenti tipici dei neonati, come per esempio il rigurgito frequente di latte materno o di quello artificiale. Si tratta di un comportamento abbastanza normale e molto diffuso tra i lattanti, ma per fare in fare in modo che tutto sia nella norma, bisogna controllare che il bambino non accompagni ai rigurgiti degli altri fastidi: il bambino non dovrebbe tossire e essere in stato di abbattimento e piangere frequentemente durante le poppate. Nel caso in cui invece si noti che il piccolo abbia questi malesseri, potrebbe trattarsi non di rigurgito ma di reflusso gastro-esofageo, e sarebbe necessario comunicarlo tempestivamente al medico.

Consigli

Ogni bambino è diverso dall’altro, non bisogna quindi preoccuparsi se gli altri neonati di tre mesi sanno fare cose diverse dal proprio.

Acqua per Neonati – Come Scegliere e Quando Iniziare

In questa guida spieghiamo come scegliere l’acqua per i neonati e quando iniziare.

La maggioranza dei neonati viene nutrita dal latte materno più volte al giorno e da questo prende tutte le sostante nutritive di cui ha bisogno per crescere e svilupparsi adeguatamente. Le donne che posseggono un latte esageratamente acquoso o molto povero a volte sono costrette a consultare il medico, che potrebbe prescrivere loro il tiralatte per stimolare le ghiandole a produrlo oppure spingere a utilizzare il latte artificiale, che ormai viene prodotto ai giorni nostri da rinomati marchi molto affidabili e controllati.

Il latte è composto per oltre il 95% di acqua, di conseguenza bastano le poppate per dare al bambino la dose di acqua e le sostanze quotidiane di cui ha bisogno e quindi il neonato di mesi inferiori al sesto non deve necessariamente bere acqua, anzi, questa andrebbe introdotta nel momento in cui si inizia a dare il cibo solido al bambino, quindi oltre i sei mesi, periodo in cui il bambino inizia a mettere i denti.

Fare assimilare al bambino troppi liquidi, infatti, potrebbe riempire il suo stomaco inutilmente e fare arrivare il neonato alla poppata con un falso senso di sazietà, che lo porterebbe sicuramente a rifiutare di nutrirsi, piangere, essere nervoso. In questo modo potrebbero anche modificarsi i suoi orari e di conseguenza risulterebbe sfavorito il sonno durante la notte.

Al bambino può essere data un qualsiasi tipo di acqua. Particolarmente adatta è l’acqua oligominerale, la quale possiede i giusti contenuti di minerali, non effervescente e preferibilmente contenuta in una bottiglia di vetro, in maniera che non si alteri neppure con il tempo. L’acqua in questione non deve essere calda e naturalmente non deve essere messa nel frigorifero, perché al bambino molto delicato non va data acqua troppo fredda.

Va bene dargli anche quella del rubinetto, naturalmente solo se è potabile, meglio ancora se fosse depurata con depuratori, che sono acquistabili in molti rivenditori specializzati e ultimamente vengono addirittura installati gratuitamente per prevenire il rischio di infezioni portate dall’acqua.. In mancanza di questi, l’acqua può essere portata a ebollizione grazie all’uso di un pentolino posto sul fuoco, lasciata raffreddare in un luogo a temperatura ambiente e poi bevuta dal bambino. Il passaggio da latte materno a acqua e cibo solido va fatto gradualmente per non traumatizzare il bambino e non causare l’inappetenza. Bisogna evitare anche di fare bere il bambino troppo spesso.

Settimo Mese del Neonato – Cosa Bisogna Sapere

La vita di un neonato è scandita da nuovi e vari avvenimenti, che stupiscono ogni giorno sia lui che i genitori. I sette mesi di un bambino sono un periodo critico e particolare, in quanto avvengono molte mutazioni, che lo porteranno a un completo sviluppo e a una piena autonomia. Questi sono i mesi in cui il bambino vive la cosiddetta ansia da separazione visto che il neonato inizia a comprendere di non essere unito alla madre e che deve cominciare a cavarsela da solo.

Un neonato a sette mesi tenderà ancora più di un neonato ai primi giorni a svegliare i genitori nel cuore della notte, visto il suo corpo sta cambiando e sta procedendo con la dentizione. Questo provocherà un aumento dell’ansia anche dei genitori che tenderanno a ricondurre irritabilità, febbre, e qualsiasi altra manifestazione anomala, ai cambiamenti del proprio figlio.

La dentizione

Il momento in cui spunterà il primo dente al proprio figlio dipende assolutamente dalla genetica, se i genitori hanno subito una dentizione lenta, non sono nati o caduti loro tutti i denti da latte o definitivi, hanno avuto problemi gengivali o altre problematiche, è probabile che i propri figli abbiano gli stessi disturbi. Di solito il primo dente spunta intorno ai cinque mesi di vita di un bambino, ma potrebbe succedere anche a otto mesi. Spesso alla nascita di un dente se ne accompagna un’altra poco successiva alla prima, dopo di che vi è un periodo di calma, dove non spuntano denti nuovi.

I primi a apparire sono in media i due incisivi inferiori centrali. Successivamente arrivano i quattro incisivi superiori, i due restanti incisivi inferiori, i quattro premolari, i quattro canini. La fase in cui spuntano questi denti è la prima fase e di solito i suoi tempi di completamento arrivano a due anni. Naturalmente il processo non è molto piacevole, le gengive si spaccano, la mandibola e la mascella diventano più ampie, e quindi il bambino potrebbe piangere agli occhi dei genitori senza un reale motivo, essere molto più piagnucolone o irritabile, non avere voglia di mangiare, bere o svolgere qualsiasi attività.

Questi cambiamenti non devono spaventare i genitori, sono le normali tappe che segnano la crescita di ogni neonato, alle quali tutti si devono adeguare.

Il nome scientifico dei denti da latte è decidui, in quanto sono destinati a cadere, cosa che comincia a succedere a partite dai sei o sette anni di vita. Ciononostante la loro funzione è comunque importantissima sia per la corretta masticazione sia perché la loro presenza assicura la crescita regolare dei denti permanenti che spunteranno in seguito, ogni dente definitivo nasce dalla stessa radice e nello stesso luogo del dente da latte precedentemente caduto, quindi se lo spazio in cui questo si trovava è piccolo e stretto, di conseguenza lo sarà anche per il dente definitivo, anzi, sarà molto peggio in quanto per natura i questi denti sono molto più grandi degli altri.

Pulirgli il naso

Un bambino a sette mesi può prendere molto più facilmente influenze e raffreddori, mette molto più spesso di un neonato oggetti in bocca, che potrebbero essere pieni di batteri infettivi, entra più in contatto con gli altri bambini, sopratutto se viene portato al nido, gioca spesso a terra, potrebbe non essergli riservata la medesima cura nell’abbigliamento rispetto a un neonato di pochi mesi. Proprio per questi fattori, un bambino potrebbe prendere l’influenza e avere bisogno di pulirsi il naso, cosa che naturalmente non sa fare. A questo devono pensare i genitori, che devono soffiarglielo con fazzolettini di carta e mai di stoffa, visto che questi potrebbero fare aumentare la patologia a causa della concentrazione di batteri e inoltre potrebbero procurare fastidiose crosticine. Se le secrezioni nasali sono abbondanti e tendono a formare crosticine, può essere opportuno usare un aspiratore nasale. Si tratta di un oggetto che va acquistato in farmacia e appoggiato con delicatezza all’imbocco del naso e che, una volta azionato, procura al piccolo molto sollievo. In alternativa, si può fargli respirare vapore acqueo, che allo stesso modo sollecita la fuoriuscita di abbondanti quantità di muco. Il muco va poi asportato e gettato via. Al bambino si può praticare anche il lavaggio nasale, operazione che si effettua con una siringa senza ago e con una piccola quantità di soluzione fisiologica, costituita da acqua e sale, da preparare facendo bollire un cucchiaio di sale fino in un litro d’acqua oppure da acquistare in farmacia o al supermercato.

Cosa fa il neonato di sette mesi

In questo periodo il bambino sa prendere gli oggetti e lanciarli.
Nel caso l’oggetto sparisca dalla sua vita, il neonato è in grado di cercarlo non solo visivamente, ma anche spostandosi.

Il bambino sa inoltre pronunciare molti suoni e combinare vocali e consonanti, gioca con la voce e cerca di ripetere i rumori che sente.

Altre cose da sapere

In questo periodo il bambino inizia, come detto prima, a uscire dalla relazione più stretta con la mamma.
La mamma, per aiutarlo, deve cercare di favorire questo, permettendo al bambino di socializzare con altri bambini o con altri adulti.

Come Fare Addormentare i Bambini

In questa guida mettiamo a disposizione alcuni consigli utili su come fare addormentare i bambini.

Dormire da soli fa parte di quei piccoli passi di indipendenza che i bambini più piccoli devono affrontare. Come ogni novità, è necessaria molta pazienza da parte dei genitori e un periodo di transizione, che può variare da bambino a bambino.

come fare addormentare i bambini

Agli inizi, il bimbo non riconosce la differenza tra il giorno e la notte, dormendo semplicemente quando ha sonno e svegliando i genitori a qualsiasi orario. I genitori dovranno, di conseguenza, tenere sveglio il bambino durante il giorno, anche con una musica dolce, a partire dai sei mesi di vita, per abituarlo alla gestione del sonno veglia.

Già dopo i primi sei mesi, è importante che il bambino non dorma con la mamma, ma nella sua culla, magari vicina al letto dei genitori. Dopo il primo anno di vita, il bambino dovrà prendere possesso della sua stanza. Abitua il tuo bambino alla parola magica Buonanotte, al quale dovrà seguire il tuo Buonanotte di rimando. Questa formula di congedo serve per staccarsi dal bambino e lasciarlo dormire nella sua stanza. In qualche caso, dovrai essere forte per assicurare l’indipendenza del tuo bambino, anche se piange, dovresti pensare di lasciarlo comunque da solo, dopo averlo rassicurato sul fatto che non c’è nulla da temere se dorme da solo nella stanza.

Se il bambino ha un incubo e corre nella tua stanza in cerca di aiuto, allora potrai aiutarlo al meglio, ma sappi che il primo periodo in cui il bambino dorme da solo è sempre traumatico, abbi pazienza e resta fermo. Se il bambino non è abbastanza maturo, potrete riprovarci in un secondo momento. Alcuni bambini si rifiutano di dormire da soli perché hanno paura del buio. In questo caso, le soluzioni sono tre:

Usare una lucetta. Si tratta di una piccola luce, da attaccare direttamente alla presa di corrente. Serve per tranquillizzare il bambino, visto che la stanza non risulta totalmente buia.

Tenere la porta solo socchiusa, in modo che filtri di luce

Usare una luce graduale. Alcune lampadine non si spengono subito, ma gradualmente. Questa gradualità può aiutare il bambino a dormire da solo, rendendosi più indipendente.

Il sonno del bambino va accompagnato in qualche modo, piccoli gesti, come leggere una fiaba insieme, oppure portare una camomilla al bambino tutte le sere, può aiutare. Ricorda che l’abitudine nei più piccoli significa dare sicurezza e indipendenza. L’autonomia si raggiunge a piccoli passi, giocando insieme.

Riduttore per Lettino – Come Scegliere

Il riduttore è una piccola culla che va inserita e collegata alla culla più grande per evitare che il neonato si faccia male durante il sonno. Il riduttore va usato nei primissimi giorni di vita e eliminato quando il bambino raggiunge le dimensioni per stare comodo nella culla senza bisogno di aiuto.

Per cominciare, il riduttore deve rispettare tutte le normative di legge per quanto riguarda la qualità dei materiali utilizzati, usare un prodotto delle grandi marche sicuramente ti darà maggiori garanzie. Controlla sull’etichetta se il riduttore è a posto dal punto di vista dei materassini interni. Ricorda che il riduttore non sarà un problema per il tuo bambino, perché il riduttore si usa nel primo periodo di vita del neonato, quando ancora il bambino pensa di essere nell’utero materno. I riduttori possono essere di diverso tipo: devi scegliere il migliore in base a quelle che sono le tue esigenze.

riduttore lettino

Se usi il riduttore soprattutto nella culla, è molto importante che i lacci usati per legare il riduttore alla culla siano molto resistenti, così, anche se si muove, il neonato sarà totalmente al sicuro.

Se intendi portare il riduttore in viaggio, alcuni modelli consentono un’apertura di lato, che facilita il trasporto. Se viaggi molto, potrebbe essere un’ottima soluzione per portare il riduttore in valigia e non dare ulteriori disagi al tuo bambino.

Se vuoi usare il riduttore anche fuori dalla culla. Per esempio, potresti usare il riduttore per tenere il neonato in casa: un riduttore che ha un supporto rigido può tenere il bimbo tranquillo anche sul divano, oppure su altri supporti non proprio su misura per i più piccoli.

Ci sono modelli in commercio che rispondono a tutte e tre queste esigenze, ma se serve un supporto solo per la culla, puoi risparmiare qualcosa con un riduttore che si utilizza solo in quel contesto. Alcuni genitori risparmiano usando dei cuscini della grandezza della culla, che creano un piccolo ambiente interno dove il bambino resta comodo. Se il neonato è molto piccolo, però, si sconsiglia questa soluzione, perché qualsiasi tipo di cuscino rappresentano un pericolo da non trascurare. Un riduttore non ha grandissimi costi e permetterà al tuo bambino di trascorrere notti serene, senza aver timore di sentirsi spaesato all’interno della culla.

Si tratta quindi di uno strumento piuttosto utile e che ha un costo ridotto. Il consiglio è quello di comprare il riduttore per lettino seguendo le indicazioni proposte in questa guida.

Gattonare – Quando Inizia e Come Aiutare il Neonato

Ogni bambino è diverso, c’è chi inizia a correre prima di camminare e chi a camminare prima di gattonare. Qualunque sia il caso, un bambino neonato sente l’esigenza di muoversi in maniera indipendente e autonoma rispetto ai suoi genitori, e sarà spronato ancora di più a farlo, quando vuole raggiungere il proprio oggetto del desiderio, come un gioco, un peluche, una caramella o una persona cara.

Molti strisciano sulla pancia come serpenti, altri camminano su mani e piedi come le scimmie, c’è chi ci prova da seduto o chi lo fa muovendo le braccia mentre si trova a pancia in su, non c’è una modo corretto per gattonare, fa parte semplicemente dell’istinto di ogni bambino e naturalmente ognuno lo farà a modo proprio.

Di solito il bambino inizia a farlo due o tre mesi prima del compimento dell’anno, ma non vi è una regola e vi sono naturalmente delle eccezioni, come bambini che non attraversano questa tappa, e iniziano direttamente a camminare a 12 mesi o poco dopo, che è l’epoca media dei primi passi.

Per i bambini più pigri, che magari preferiscono stare fermi a vedere la televisione o per quelli a cui i genitori non fanno mancare nulla tra le mani e quindi non sentono il bisogno di muoversi, si può avere la necessità di spronarli a camminare o a gattonare in modo ludico, così da unire l’utile al dilettevole. Naturalmente non dovrete essere severi o farlo passare come un dovere, visto che è solo una decisione imposta dall’esterno e il bambino, che magari non è pronto, non è detto che risponda alle vostre voglie.

Per iniziare a fare gattonare il bambino, potrete facilmente disporre sul pavimento un tappetino colorato, per poi proseguire sedendovi di fronte a lui non troppo lontano. Naturalmente allontanate dalla zona tutti quegli oggetti appuntiti, piccoli o pericolosi che potrebbero fargli male. Quindi continuate allargando le braccia e chiamandolo con il suo nome, aggiungendo esclamazioni come vieni, cammina, alzati, ovviamente sempre in maniera molto dolce e con un sorriso stampato sulle labbra. Se il vostro bambino si mostrerà attento e partecipe della situazione, naturalmente inizierà a cercare di muoversi: a quel punto non vi resta che lodarlo e riempirlo di complimenti e coccole. All’inizio fate durare i tentativi pochi secondi, poi aumentate sempre di più, ma le prime volte accontentatevi anche di pochi risultati. Potete tentare per altre vie, come quella di sorreggerlo con le mani o di consegnargli un premio, se vi ascolta.

Se il bambino non è assolutamente intenzionato a muoversi, non forzatelo, sarebbe ancora peggio, anzi rassicuratelo e cambiate attività. Naturalmente se il problema persiste e si protrae per vario tempo dopo il compimento dei 12 mesi, consultate il medico per conoscere la sua opinione sulla questione.

Come e Quando Sterilizzare il Ciuccio – Consigli Utili

Il ciuccio è l’oggetto con cui vengono più a contatto i bambini appena nati, ma viene utilizzato anche dai più grandi, superano anche dopo i 2 anni di età. Deve essere sicuramente molto pulito visto che viene inserito direttamente in bocca, ma non va sterilizzato così spesso. Basta una volta a settimana, visto che, secondo gli esperti, fornire al bambino un ciuccio sempre troppo pulito diminuirebbe le sue difese immunitarie e gli anticorpi.

Bisogna, però, scegliere il tipo di ciuccio con cautela, anche in base alla volontà di sterilizzarlo spesso o meno. Il ciuccio composto da silicone, per esempio, risponde ottimamente alla sterilizzazione senza alterarsi, e risulta essere quindi indicato nelle prime fasi della vita, in cui l’igiene è estremamente importante; ciononostante si tratta di un materiale abbastanza fragile, sconsigliato quando al bambino iniziano a spuntare i denti, i quali potrebbero staccarne i pezzi.

ciuccio

il caucciù, invece, essendo molto più rigido del silicone, resiste bene ai denti e ai morsi del bambino, però assorbe maggiormente i sapori e le fragranze, può essere più facilmente contaminato da batteri e funghi, e spesso si altera quando si pratica la sterilizzazione spesso.

Vi sono vari modi per eseguire la sterilizzazione. il metodo a freddo, che per essere applicato necessita di un contenitore specifico, cioè lo sterilizzatore a freddo. Bisogna riempire una bacinella piena d’acqua e applicare la soluzione salina, che va acquistata in farmacia e che è stata concepita proprio per l’immersione e la sterilizzazione dei ciucci per bambini. Dopo averlo lasciato dentro per alcuni minuti, è necessario sciacquarlo adeguatamente, per evitare che residui chimici rimangano sul ciuccio e che quindi il bambino entri senza volerlo in contatto con questi.

Troviamo poi il metodo a caldo, che necessita di uno specifico sterilizzatore elettrico. Questo è dotato di un cestello per ciucci e di un timer che va preimpostato con un tempo di 10 minuti, e permetterà di ottenere una completa sterilizzazione; Un alternativa è rappresentata dal microonde, dove il ciuccio va inserito, protetto dagli appositi involucri di plastica o vetro che evitano l’alterazione o la scottatura. Anche questo metodo è validissimo per portare a compimento una perfetta sterilizzazione.

Un metodo sempre attuale è quello in cui si porta a ebollizione un pentolino, per poi immergerci i ciucci, lasciandoli lì per almeno cinque minuti.

A parte la sterilizzazione, il ciuccio naturalmente va lavato ogni volta che cade a terra e sopratutto in un ambiente sporco, ma basta farlo con l’acqua corrente della propria casa.

Come Togliere il Ciuccio

In questa guida proponiamo alcuni consigli su come togliere il ciuccio.

Il ciuccio è un’oggetto che viene concesso ai bambini a partire dai primi giorni di vita, per arrivare spesso anche dopo i 2 anni, come sorta di sostituzione al seno materno. Risulta essere un conforto per il bambino che grazie a esso evita di piangere e lamentarsi. Viene usato, però, anche come scudo dai più grandi, che magari non hanno voglia di parlare, che si credono troppo timidi o perché sono semplicemente annoiati.

come togliere il ciuccio

Questo può portare a vari disagi come mancato sviluppo verbale o deformazione della bocca e del palato, con la conseguente malformazione dei denti definitivi.

Il ciuccio, secondo alcuni studi, porta però al bambino anche parecchi benefici. Pe esempio, nei bambini pretermine che non sono capaci di alimentarsi da soli, il ciuccio ha l’effetto di aumentare la predisposizione all’alimentarsi autonomamente al seno.

Questi benefici risultano però inutili in età avanzata e è quindi necessario che ogni genitorie adotti delle strategie per convincere il figlio ad abbandonare definitivamente il ciuccio, così da potere parlare liberamente con gli altri bambini e diventare anche molto più estroverso.

L’obiettivo si può raggiungere gradualmente o in maniera netta. Si può, per esempio, privare il proprio figlio del ciuccio in certi orari della giornata, come durante la visione di un film, mentre colora coi pastelli, durante la notte o mentre fa i suoi bisogni in bagno. Alcuni genitori insegnano al bambino a ciucciarsi il dito sostituendolo al ciuccio, eliminare un vizio per introdurne un altro, però, non è sicuramente la strada migliore.

Ecco, invece, alcune strategie convincenti e efficaci da adottare.

Togliere il ciuccio durante i primi mesi di vita del bambino, a 8 o a 9 mesi magari, così da non dovergli dare nessuna spiegazione o motivazione.

Convincere il bambino a smettere di utilizzare il ciuccio, dicendogli spesso che gli altri bambini non lo hanno e facendogli notare che è diverso e che per questo potrebbe non essere accettato.

Fargli capire che è una cosa da piccoli e che invece ormai lui è cresciuto, quindi puntare sugli obiettivi adeguati alla sua età.

Offrire con lui il ciuccio agli elfi, alle fate, ai gatti, a un uccellino, facendogli trovare un piccolo regalo sotto il cuscino o dentro la buca delle lettere.

Elencargli tutte le azioni che non può compiere con il ciuccio, come cantare le sigle dei cartoni animati, baciare la mamma e fare le boccacce.

Scegliere come giorno dell’eliminazione del ciuccio una data simbolica, come il suo compleanno. In questo modo il bambino non potrà chiedersi come mai proprio oggi.

Imbevere il ciuccio in un liquido o sostanza ovviamente commestibile, ma che non piace al bambino, come caffè o aranciata. Il ciuccio è un materiale che cattura le fragranze e i sapori, e in questo modo il bambino potrebbe non gradirne più il gusto.

Fare uno scambio, dicendogli che deve vendere il ciuccio per potere comprare un altro oggetto, come un peluche, una bambola, un robot.

Organizzare una caccia al tesoro per fargli recuperare il ciuccio scomparso e fargli trovare dentro la scatola della soluzione un giocattolo, comunicandogli che il ciuccio si è trasformato.

Romperlo, dicendogli che lo ha morso il cane o è caduto dal balcone.

Leggergli dei libri che mostrino le controindicazioni del ciuccio o semplicemente spiegarglielo con parole facili.

Approfittare di una febbre o di un raffreddore, per dirgli che la causa è stata il ciuccio.

Convincerlo a modificare con lui il ciuccio, trasformandolo con delle forbici in una farfalla o in un fiore.

Insegnargli il sentimento della compassione, donandolo ai bambini poveri o meno fortunati di lui.

All’inizio l’abbandono del ciuccio può essere traumatico, alcuni bambini addirittura piangono o non parlano per giorni. La situazione, però, è naturalmente solo temporanea, quindi il genitore non dovrà spaventarsi alle reazioni del piccolo e mai dovrà cedere restituendogli l’oggetto del suo desiderio. In questo modo si renderebbe infatti anche poco credibile ai suoi occhi.

Brodo Vegetale per i Neonati – Come Preparalo

Il brodo vegetale è uno dei primi cibi che viene usato per lo svezzamento del neonato, perché è molto leggero e non crea problemi all’intestino del bambino

Il brodo vegetale non deve essere preparato come se si stesse facendo riferimento a un adulto, deve essere molto leggero e alcuni ingredienti andranno aggiunti solo dopo, quando il bambino avrà superato una prima fase di svezzamento.

Il brodo vegetale per neonati è disponibile in confezioni già pronte e su misura di bambino, ma le mamme più esigenti possono cucinare da sole due porzioni di brodo vegetale senza troppe difficoltà. Prima di tutto, ecco quali sono gli ingredienti di base per il brodo vegetale per neonati e quali sono, invece, gli elementi che dovrai aggiungere in una seconda fase, quando il tuo bambino avrà già gustato il brodo vegetale più di una volta.

Un litro d’acqua.

Una patata di medie dimensioni.

Una zucchina.

Una carota.

Questi elementi saranno i primissimi che tuo figlio assaggerà con il brodo vegetale. La cosa importante è che il bambino riesca a trovare nel suo piatto verdure fresche e pulite a dovere, in modo tale da non avere problemi di digestione.

Ricorda di evitare il sale, che può essere un problema per i reni fragili del tuo neonato. Prendi una pentola e usa l’acqua in bottiglia, si tratta di un consiglio del pediatra, che nasce dall’esigenza di evitare acqua troppo ricca di sodio.

Alcune aziende inseriscono già in etichetta se l’acqua è l’ideale per i più piccoli, agevolando la scelta delle mamme. Prima di fare bollire l’acqua, pulisci bene le verdure e lavale con un getto di acqua corrente. Completata questa operazione, immergi le verdure nell’acqua. Ricorda che dovrai iniziare a far bollire l’acqua solo dopo aver inserito tutti gli ingredienti.

A questo punto, per cucinare il brodo vegetale, dovrai fare bollire l’acqua a fuoco lento per poco meno di un’ora. Se vuoi evitare di aspettare, puoi utilizzare una pentola a pressione: in questo modo, basteranno trenta minuti per completare l’opera. Con un colino, separa le verdure dal brodo e servi al tuo bambino il brodo vegetale. Alcuni ingredienti si aggiungeranno dopo il primo mese di svezzamento: per esempio, puoi aggiungere verdure in foglia, che sono molto fresche e non creano disagi

Prima di iniziare, chiedi consiglio al tuo pediatra, che ti saprà indicare qual è il momento giusto per inserire nuovi cibi nella dieta del bambino.