L’avvenimento che caratterizza principalmente il sesto mese di un neonato è lo svezzamento. Quando il bambino inizia a mettere i denti, i genitori devono modificare gradualmente la sua alimentazione, introducendo nella dieta quotidiana cibi dalla consistenza solida. Il latte non va eliminato, sopratutto se si tratta di quello naturale proveniente dal seno della madre, ma va soltanto ridotto lentamente nell’arco dei mesi successivi, in favore di cibi più consistenti, che consentano un maggiore apporto di calorie.
Cosa sa fare il neonato
Il neonato di sei mesi distingue in modo perfetto le persone conosciute rispetto a quelle nuove.
Il bambino riesce a identificare in modo preciso la provenienza dei rumori e a distinguere i suoni piacevoli dai rumori fastidiosi.
In questo periodo al bambino piace sedersi e prova a fare questo spesso, anche se ha ancora bisogno di aiuto.
In posizione seduta non riesce infatti a tenere la schiena eretta, per questo motivo è importante aiutarlo nei movimenti.
L’alimentazione del bambino di sei mesi
I principali alimenti presenti nell’alimentazione di un bambino, che vive le primi fasi dello svezzamento, sono la passata di verdure, molto morbida e liquida, ricca di sali minerali e ferro; la crema di mais e di riso, una pappa colma di carboidrati che contribuisce a dare energia al bambino; la carne bianca frullata, ricca di proteine; lo yogurt alla frutta o la frutta, frullata e tagliata a pezzi, per il giusto apporto di vitamine quotidiane.
Vi sono alcuni alimenti, però, che non devono essere somministrati almeno fino ai tre anni compiuti, come i frutti di mare, la carne rossa, i pesci crudi; altri che non dovrebbero essere mai offerti come il te, il caffè, le bevande alcoliche, il burro, i formaggi grassi e stagionati, le spezie piccanti, tutti i tipi di insaccati, le bibite zuccherate e contenenti eccitanti.
Allergie alimentari
Con l’introduzione di questi nuovi cibi nella dieta del bambino di sei mesi possono scatenarsi delle allergie alimentari più o meno gravi con dei sintomi comuni, quali la diarrea, i gonfiori, l’orticaria, le dermatiti, il vomito, la febbre, la rinite, il prurito e alcuni malesseri generali, che possono rendere il bambino spossato.
Gli alimenti che più frequentemente causano tali sintomi sono l’uovo, che va introdotto con cautela, la frutta secca, anche questa da introdurre a piccole dosi, il pesce e il latte artificiale, cioè quello di mucca o comunque non prodotto dalle donne.
Nel caso in cui il bambino presenti anche solo uno dei sintomi indicati in precedenza, va condotto dal medico per effettuare degli esami diagnostici, i prick test, delle modalità non invasive, che consistono nel mettere il neonato a contatto con l’ipotetica sostanza allergizzante, per esaminare la sua reazione. Se il piccolo non reagisce all’esame, è necessario ricorrere a delle analisi più specifiche come quelle al sangue.
Alcuni medici sostengono che i cibi, a cui i bambini risultano allergici dalla tenera età vadano completamente eliminati dall’alimentazione per evitare ulteriori danni e peggioramenti. Altri, invece, sostengono la somministrazione di questi cibi in piccole dosi giornaliere o settimanali, in modo da abituare l’organismo del bebè a essere maggiormente tollerante.
Problemi intestinali nel neonato di sei mesi
Inserendo i nuovi alimenti nella dieta del bebè, può capitare che, a parte i sintomi allergici, si presentino alcuni problemi intestinali come i dolori di stomaco, la diarrea e le scariche frequenti. Se il piccolo scaricasse nel pannolino feci liquide con un odore acido e contenenti muco per più di tre volte in un’ora, allora si tratterebbe molto probabilmente di un’infezione intestinale.
Se l’infezione intestinale persiste, è obbligatorio contattare il pediatra, e valutare insieme se effettuare un esame diagnostico specifico per la patologia, l’esame delle feci, affinché si identifichi il tipo di batterio presente nello stomaco e si neutralizzi con una cura mirata. Se l’infezione è lieve e il medico non ritiene necessario l’impiego di medicinali, potrebbe consigliare unicamente di fare bere al bambino una granda quantità di acqua, per farlo depurare e fargli espellere le sostanze di scarto.
Secondo le più autorevoli società scientifiche e pediatriche del mondo, un bebè durante il periodo che intercorre tra i sei mesi e i dodici mesi di vita, dovrebbe scaricare nel pannolino un minimo di 5 volte a settimana e un massimo di 28. Nel caso in cui il piccolo non rispettasse questi standard e espellesse feci con pochissima frequenza e con una durezza superiore alla norma, si tratterebbe sicuramente di stitichezza causata dall’introduzione dei nuovi cibi.
La stitichezza è probabilmente provocata dal lento adattamento dello stomaco del bambino alla nuova dieta impartita dai genitori. Per evitare il presentarsi di questa patologia o che la stessa peggiori, è consigliato sostituire la frutta cruda con prugne o con pere cotte, tagliare in porzioni più piccole gli alimenti e dare nuovamente al piccolo il latte materno, se eliminato.
Se il bambino manifestasse intensa difficoltà nello scaricarsi, mal di stomaco o dolori al culetto, sarebbe idoneo aiutarlo con una supposta a base di glicerina. Naturalmente se la situazione si prolungasse e non migliorasse, bisognerebbe chiedere un consulto al pediatra per valutare un’altra soluzione.